Gesù di Nazaret, il Messia
Erano trascorsi circa quattrocento anni dalla chiusura del canone dell’Antico Testamento ed in Israele ormai da tempi immemorabili non vi era stato più nessun profeta.
Le Sacre Scritture promettevano in tanti punti l’arrivo di un profeta e re, di un Messia, che avrebbe liberato il popolo e regnato restituendo ad Israele la gloria che possedeva ai tempi del re Davide.
Innumerevoli profezie sparse in tutto l’Antico Testamento parlavano di lui. Nessuno nella storia dell’umanità le ha avverate, se non un individuo soltanto: Gesù.
Il primo sermone cristiano fu predicato dall’apostolo Pietro, il giorno della discesa dello Spirito Santo sui discepoli, a Pentecoste. Egli cita il Salmo 16 per annunciare che Gesù è resuscitato come la Scrittura aveva profetizzato per bocca di Davide proprio in quel Salmo. Cita poi il Salmo 110 per dimostrare ancora che, come lì previsto, Gesù sedeva adesso alla destra del Padre. Poi conclude così il suo ragionamento:
“Sappia dunque sicuramente tutta la casa di Israele che Iddio ha fatto e Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso”. (Atti 2:36)
L’argomentazione di Pietro è semplice: possiamo dimostrare che Gesù è il Messia promesso, perché in lui si avverano le profezie messianiche dell’Antico patto.
Più avanti lo stesso apostolo ribadirà:
“Ma quello che Dio aveva preannunciato per bocca di tutti i profeti, cioè che il suo Cristo avrebbe sofferto, Egli l’ha adempiuto in questa maniera”. (Atti 3:18)
Con grande coraggio e franchezza Pietro dichiarò qualche tempo dopo davanti al Sommo Sacerdote che la stessa incredulità dei capi di Israele era stata prevista nel Salmo 118:22
“Egli (Gesù) è la pietra che è stata da voi edificatori sprezzata ed è divenuta la pietra angolare”, (Atti 4:11)
L’apostolo Matteo scrisse il suo Vangelo con una particolare cura nel dimostrare che Gesù era il Messia alla luce di diversi brani dell’Antico Testamento che parlavano di lui.
Matteo 1:23 cita Isaia 7:14, che preannunciava la nascita del Messia da una vergine. Matteo 2:6 cita Michea 5:2 perché la sua nascita era stata prevista in Betlemme. La fuga in Egitto, Matteo 2:15, avverava Osea 11:1. La cosiddetta “strage degli innocenti” perpetrata da Erode, Matteo 2:18, era stata antevista in Geremia 31:15. L’arrivo di Giovanni Battista come precursore del Messia, Matteo 3:3, era stato previsto in Isaia 40:3. Il ministero di Gesù, Matteo 4:15, avverava Isaia 8:23, 9:1.
Quando l’autore del primo vangelo racconta di come Gesù guarisce prima la suocera di Pietro e poi gli altri ammalati che gli vengono portati, Matteo 8:14-17, egli si cura di aggiungere che ciò avveniva
“affinché si adempiesse quel che fu detto per bocca del profeta Isaia (53:4): “egli stesso ha preso le nostre infermità, ed ha portato le nostre malattie.”
L’ingresso trionfale di Gesù a Gerusalemme, Matteo 21:1-11, avvera Zaccaria 9:9 e il Salmo 118:26.
Gesù in Matteo si attribuisce il titolo messianico di “Figlio dell’uomo”, lasciando intendere che in lui si avverano e si avvereranno tutte le profezie del libro di Daniele sul Messia. Nel sermone profetico (Matteo 24) Gesù ci insegna che le parole della profezia di Daniele 7:13-14 si compiranno al suo ritorno!
Dopo l’ultima cena e prima di essere arrestato, Gesù dice apertamente che la profezia di Zaccaria 13:7 stava avverandosi.
Le profezie messianiche dell’Antico Testamento provano che Gesù è il Messia. Mai in nessuno prima di lui, né in alcuno dopo di lui, tutte quelle previsioni profetiche divinamente ispirate si sono compiute in maniera così perfetta.
Alcuni hanno calcolato matematicamente quante siano le probabilità che vi sia un altro uomo che avveri le previsioni veterotestamentarie: ebbene, i risultati sono stupefacenti. Al confronto le probabilità che un meteorite mi colpisca adesso che sto scrivendo questo mio libro, rendono quest’ultimo un evento meno remoto. Ecco, quel momento è passato. Posso continuare a scrivere. (Il lettore mi perdoni un lampo di umorismo!).
Gesù disse:
“Perché se credeste a Mosè, credereste anche a me; poiché egli ha parlato di me”, (Giovanni 5:46)
Per i cristiani la lettura dell’Antico Testamento, già dalle sue prime pagine, testimonia della persona di Gesù. Ed è meraviglioso vedere il piano di Dio schiudersi davanti ai propri occhi e gioire del grande amore di Dio che non lascia le sue creature ignoranti sul suo piano di redenzione per l’umanità.
Genesi 3:15 è il primo brano profetico della Bibbia.
“Io porrò inimicizia fra te e la donna, e fra la tua progenie e la progenie di lei; questa progenie ti schiaccerà il capo e tu le ferirai il calcagno”.
La progenie della donna è Gesù.
Sempre in questo brano della Genesi, vediamo che Dio, per riparare alla nudità dei nostri progenitori, quindi, simbolicamente, per porre un rimedio allo stato di nudità della quale questi si vergognavano dopo avere disubbidito a Dio, li veste con delle pelli. Ciò presuppone che, a causa del loro peccato, per riparare in un certo senso al loro danno commesso, degli animali sono dovuti morire per procurare le pelli per coprirli. Ciò è figura dell’offerta perfetta che millenni dopo, con la morte di Gesù, avrebbe definitivamente posto rimedio al peccato dell’uomo.
La stessa morte espiatoria del Figlio di Dio è stata predetta per bocca di Abramo quando disse a suo figlio Isacco.
“figlio mio, Dio provvederà l’agnello per l’olocausto”, (Genesi 22:8)
Quel brano della Scrittura narra come Dio fermò la mano di Abraamo, al quale in un primo momento aveva comandato di offrire il suo figlio Isacco, dimostrandoci l’eterno consiglio di Dio Padre, che un giorno avrebbe offerto il suo stesso Figlio unigenito per la nostra perfetta redenzione. Nell’obbedienza di Abraamo, il Signore poté rivelare la sua gloria! E noi abbiamo la certezza che nulla accade per caso.
Gesù disse ai giudei increduli:
“Voi investigate le Scritture, perché pensate d’aver per mezzo di esse vita eterna, ed esse son quelle che rendono testimonianza di me.” (Giovanni 5:39)
Quando i discepoli di Giovanni Battista andarono da Gesù e gli chiesero:
“Giovanni, avendo nella prigione udito parlare delle opere del Cristo, mandò a dirgli per mezzo dei suoi discepoli: “Sei tu colui che deve venire, o dobbiamo aspettare un altro?” Gesù rispose loro: “Andate a riferire a Giovanni quello che udite e vedete: i ciechi ricuperano la vista e gli zoppi camminano; i lebbrosi sono purificati e i sordi odono; i morti risuscitano e il vangelo è annunciato ai poveri. Beato colui che non si sarà scandalizzato di me!” (Matteo 11:2-6)
Giovanni Battista avrebbe capito quello che intendeva il Signore perché così si avveravano Isaia 35:5-6
“Allora si apriranno gli occhi dei ciechi e saranno sturati gli orecchi dei sordi; allora lo zoppo salterà come un cervo e la lingua del muto canterà di gioia”.
Isaia 61:1 dice:
“Lo spirito del Signore, di DIO, è su di me, perché il SIGNORE mi ha unto per recare una buona notizia agli umili; mi ha inviato per fasciare quelli che hanno il cuore spezzato, per proclamare la libertà a quelli che sono schiavi, l’apertura del carcere ai prigionieri”
Visto il profondo significato messianico dei miracoli compiuti da Gesù, l’apostolo Giovanni li definisce “segni”. Vedi Giovanni 2:18, 4:54, 6:30, 12:18. La Nuova Riveduta traduce “segno miracoloso”, ma non è la traduzione letterale. L’originale, infatti, è semplicemente “segno”. Questa terminologia era tipicamente giudaica; infatti Matteo (12:38) ci racconta che i giudei gli chiedevano: “Maestro, noi vorremmo vederti fare un segno”.
Oggi come 2000 anni fa, dal perfetto adempiersi delle profezie ebraiche, la voce di tutta la Chiesa fa eco alle parole dell’apostolo Filippo:
“Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè nella legge e i profeti: Gesù da Nazaret, figlio di Giuseppe” (Giovanni 1:45)
E’ ancora nel quarto vangelo che leggiamo cosa accade con la venuta di Gesù, di come Dio adesso stringa un patto con l’uomo non più in virtù della Legge data sul Sinai, ma per la Grazia in Gesù Cristo.
Poiché la legge è stata data per mezzo di Mosè, ma la grazia e la verità sono venute per mezzo di Gesù Cristo. (Giovanni 1:11-12, 17)