Antico Testamento

Antico Testamento

Torah in ebraico, “Legge” in italiano ovvero “Pentateuco”, sono i vari modi in cui vengono chiamati i primi e più antichi libri della Bibbia: Genesi, Esodo, Levitico, Numeri e Deuteronomio.

Dio comandò espressamente a Mosè di scrivere.

Esodo 17:14: “E l’Eterno disse a Mosè: “Scrivi questo fatto in un libro, perché se ne conservi il ricordo.

Gesù stesso afferma che Mosè è l’autore del Pentateuco, come leggiamo nel Vangelo di Giovanni 5:46-47,

Perché se credeste a Mosè, credereste anche a me; poiché egli ha scritto di me. Ma se non credete agli scritti di lui, come crederete alle mie parole?

Alcuni studiosi, soprattutto in passato, hanno gettato dei dubbi sulla mosaicità di questi cinque libri della Bibbia. Tempo fa, infatti, a causa delle scarse conoscenze storiche si riteneva che la scrittura fosse sconosciuta a Mosè e che la tradizione orale fosse predominante nel periodo nel quale egli visse. Ma il tempo e le scoperte archeologiche più recenti hanno dimostrato che tali conclusioni erano infondate. Intere biblioteche anche di molto più antiche del periodo del quale stiamo parlando, sono state scoperte in Medio-oriente, ad Ugarit, Mari, Ebla. Forse ci viene difficile crederlo, ma l’uso della scrittura era diffusissimo nell’antichità e riguardava testi scolastici, narrativi, amministrativi.

“Nei cento anni che durò Ur III (siamo nel 2120 – 2000 a.C.), fu prodotta una enorme quantità di documentazione scritta, dove persino le più insignificanti transazioni, come l’acquisto di una sola pecora, venivano registrate”. Città perdute della Mesopotamia  di Guendolyn Leick, pag. 123.

Accanto alla tradizione mesopotamica, va anche considerata quella egiziana. Mosè rimase per anni alla corte del faraone essendo istruito in quella cultura. Gli egiziani avevano due maniere per scrivere. Quella più nota è la scrittura in geroglifici. Ma non è l’unica. Già dalla metà del terzo millennio a.C., fu in uso la scrittura ieratica, molto più semplice, utilizzata per documenti amministrativi, contabili, giudiziari, archivi, ecc…

Qui di seguito delle bellissime immagini di antichi reperti che attestano l’attività letteraria in Egitto già in tempi remotissimi.

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Il papiro qui sopra, scritto in ieratico, risale a circa il 1600 a.C. Si tratta di un dettagliato documento medico di anatomia, con diagnosi e cura di varie patologie.

Ancora più antico il papiro matematico Rhind, riprodotto nella figura qui di seguito.

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Mosè aveva a sua disposizione i mezzi per scrivere il Pentateuco, per fermare in forma scritta il codice, la Legge del popolo che stava per insediarsi nella terra promessa da Dio. Del resto i più antichi codici di leggi sono stati ritrovati proprio in Mesopotamia, la terra dalla quale Abramo era uscito. Al periodo Ur III va fatto risalire il più antico codice conosciuto, quello del re Ur-Nammu. Di qualche secolo dopo è il più famoso codice del re babilonese Hammurabi. 

Mosè era stato educato all’interno della corte di Faraone, dove deve aver appreso l’antica e nobile cultura egiziana. Nei suoi anni di esilio, egli deve avere appreso da Ietro, suo suocero, le radici della sua fede nel Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe. Avendo visto quanto in comune hanno le narrazioni bibliche della creazione, di Noè e del diluvio, con le antiche narrazioni dell’antica Mesopotamia, è difficile pensare che Mosè non abbia avuto accesso a documenti scritti o tradizioni orali che riportavano le credenze del suo popolo su tali eventi passati. A queste fonti può avere attinto, ispirato da Dio, per la composizione della Genesi.

Dio aveva preparato Mosè, attraverso le incredibili vicende della sua vita, per essere il più grande legislatore della storia dell’umanità.

Sia la testimonianza delle Sacre Scritture che le evidenze storiche sono a favore della mosaicità del Pentateuco.

 

La Legge è la prima divisione dell’Antico Testamento ebraico e comprende i primi cinque libri, scritti da Mosè. Seguono i Profeti e gli Scritti. Come è stato già detto, è a questa divisione che fa riferimento Gesù:

Poi disse loro: Queste son le cose che io vi dicevo quand’ero ancora con voi: che bisognava che tutte le cose scritte di me nella legge di Mosè, nei profeti e nei Salmi, fossero adempiute“. (Luca 24:44)

L’Antico Testamento viene chiamato in lingua ebraica Tanakh, parola composta dall’unione delle iniziali, in ebraico, di Legge (Torah), profeti (Nev’im) e scritti (Ketuvim).

La Bibbia, nelle versioni oggi diffuse, presenta i libri seguendo la divisione e l’ordine della traduzione greca dell’Antico Testamento dei LXX (Settanta), molto popolare fra i cristiani del primo secolo. Raccoglie i libri nel seguente ordine: Pentateuco, Scritti (storici e poetici), Profeti (Maggiori e Minori). Questa disposizione è cronologica, al contrario di quella ebraica che è tematica.

Seguiremo, ma solo per comodità, l’ordine dei libri più comune. Dopo il Pentateuco, troviamo nelle nostre Bibbie gli scritti storici.

Giosuè, Giudici, Rut, 1 e 2 Samuele, 1 e 2 Re, 1 e 2 Cronache, Esdra, Neemia, narrano la storia del popolo ebraico che, uscito fuori dall’Egitto, si insedia nella terra promessa, fino all’esilio babilonese e poi il ritorno. Perdoni il lettore il mio spirito partigiano, ma devo dirlo: ci troviamo davanti a dei testi che per antichità ed autorità storica, non temono confronti!

Dopo i libri storici troviamo Giobbe, Salmi, Proverbi, Ecclesiaste, Cantico dei Cantici.

Giobbe merita una menzione particolare tra gli altri. Alcuni suppongono che esso sia il più antico libro della Bibbia. Tracce di un genere letterario come quello cui appartiene questo scritto le troviamo già fra i testi rinvenuti negli scavi ad Ugarit. Qui si sono inoltre riportati alla luce testi appartenenti al filone cosiddetto “sapienziale” ed inni simili ai Salmi. Ciò ci fa capire che gli scritti biblici erano perfettamente in armonia con gli stili letterari del periodo in cui sono stati composti – e non poteva esservi nulla di più naturale di questo. Ciò conferma l’antichità ed il valore di queste porzioni della Scrittura.

Un tempo sembrava difficile poter difendere l’attribuzione del libro dell’Ecclesiaste o dei Proverbi a Salomone. Ma se consideriamo che l’autore stesso di questi testi dice di avere indagato, di avere cercato la conoscenza e teniamo presente che, secoli prima, scritti dello stesso tenore erano già presenti e che addirittura possono averlo influenzato nello stile letterario, l’attribuzione classica di questi libri al grande re di Israele è più che motivata. Anzi, una composizione più tarda, alla luce di queste nuove evidenze storiche, diventa persino difficile da ipotizzare.

I Salmi, poi, sono oltre che Parola di Dio, tra gli scritti poetici più belli della storia dell’umanità. 

I libri dei profetici sono: Isaia, Geremia, Lamentazioni, Ezechiele e Daniele. Sono opere letterarie di straordinaria bellezza ed importanza storica oltre che religiosa, scritti da uomini di Dio davvero speciali, come ci si accorge indagandone il testo. I profeti citati vengono di solito definiti “maggiori” ma ciò riguarda soltanto le dimensioni dei loro scritti. I profeti minori che seguono, dodici di numero, sono altrettanto importanti e significativi.

Il libro di Daniele è stato oggetto di particolari attacchi. La sua autorità, antichità ed autenticità, sono state messe in discussione in ogni modo. La sua inclusione nel canone ebraico fra gli “scritti” e non fra i “profeti”, sarebbe secondo alcuni motivo per supporre la sua tarda composizione. Ma non è per nulla così. I dettagli storici contenuti nel libro di Daniele sono troppo esatti per non essere questo il prodotto di un contemporaneo degli eventi descritti. Il primo capitolo ad esempio, è perfettamente inquadrato nel panorama storico della rinascita babilonese operata da Nebucadnesar. La caduta di Babilonia (cap. 5) è descritta in armonia con i dati storici che possediamo. L’identificazione del leone alato con Babilonia (cap. 7) concorda con i ritrovamenti archeologici in nostro possesso. Il fatto che Daniele sia rimasto nella posizione di rilievo occupata nell’impero neo-babilonese anche quando subentrò la dominazione persiana è  perfettamente in armonia con altre fonti storiche. Infatti è noto che i persiani lasciarono intatta la macchina statale creata dai re babilonesi, per assumerne semplicemente il controllo.

La rivelazione di Dio al suo popolo aveva preparato la strada per l’arrivo del Messia, al quale tutto l’Antico Testamento rendeva testimonianza.

 

Un’ultima nota sul numero dei libri appartenenti alle Scritture ebraiche.

Secondo il canone ebraico i libri sono 22. Quello “protestante” invece conta 39 libri. In realtà, però, si tratta degli stessi libri contati in maniera diversa e i due canoni sono identici. I libri delle Cronache, Samuele e dei Re, nell’originale ebraico, non sono divisi in due parti perché la lingua ebraica, scritta senza vocali, permetteva al testo di occupare meno spazio nei manoscritti.  Quando l’Antico Testamento venne tradotto in greco, con la comparsa delle vocali, alcuni libri divennero troppo lunghi per essere trascritti in un unico manoscritto e fu necessario dividerli in due parti. Ad assottigliare il conteggio il fatto che i profeti “minori” nel canone ebraico sono raggruppati e contati come un solo libro.

Diversa è la questione per il Canone adottato dalla Chiesa Cattolica. Quest’ultimo contempla libri non compresi nel canone ebraico classico e protestante. L’incorporazione nel canone cattolico è motivata dalla presenza di questi scritti nella traduzione dei LXX (Settanta), la Septuaginta. Per i non cattolici questi scritti sono Apocrifi, mentre i cattolici li considerano e chiamano Deuterocanonici, termine che indica  il loro ingresso nel canone delle Scritture in un secondo tempo.

I motivi contro l’inclusione di questi libri nella Sacra Scrittura sono troppi. Sono libri composti dopo la chiusura del canone dell’Antico Testamento ebraico, che Gesù riconobbe e che non li includeva. Alcuni di questi libri non sono stati nemmeno originariamente composti in ebraico ma in greco. I loro contenuti sono ben lontani dagli standard dei libri ispirati. 

Sebbene interessanti dal punto di vista storico e letterario, che si chiamino Deuterocanonici o Apocrifi, questi non hanno alcun motivo valido per trovare un posto nelle nostre Bibbie come Parola di Dio.

CANONE EBRAICO
 Legge o Pentateuco Genesi – Esodo – Levitico – Numeri – Deuteronomio
 
 Profeti Giosuè – Giudici – Samuele – Re – Isaia – Geremia Ezechiele – 12 profeti minori  (che sono: Osea – Gioele – Amos – Abdia – Giona – Michea  Naum  – Abacuc – Sofonia – Aggeo – Zaccaria – Malachia)
 
 Scritti Salmi – Proverbi – Giobbe – Cantico dei Cantici – Rut – Lamentazioni – Ecclesiaste – Ester – Daniele – Esdra e Neemia – Cronache
CANONE PROTESTANTE
 Legge o Pentateuco Genesi – Esodo – Levitico – Numeri – Deuteronomio
 
 

Scritti

Giosuè – Giudici – Rut – I Samuele – II Samuele – I Re – II Re – I Cronache – II Cronache

Esdra – Neemia – Ester – Giobbe – Salmi – Proverbi – Ecclesiaste – Cantico dei Cantici

 
 Profeti Isaia – Geremia – Lamentazioni – Ezechiele – Daniele – Osea – Gioele – Amos – Abdia – Giona – Michea – Naum  – Abacuc – Sofonia – Aggeo – Zaccaria – Malachia

 

 

 

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