Il testo del Nuovo Testamento

Il testo del Nuovo Testamento

Così come per l’Antico Testamento, la prima edizione stampata del testo greco del Nuovo Testamento è relativamente recente e risale al 1516 d.C. Fino a quel momento, la sua trasmissione e diffusione era dipesa da delle copie manoscritte.

Il Nuovo Testamento che leggiamo oggi è la traduzione di un testo originale greco ottenuto dopo un’attenta raccolta e stima dei manoscritti antichi giunti fino ai giorni nostri. Tale lavoro sui manoscritti è compito della cosiddetta critica testuale, che si sforza di ottenere un’edizione dell’originale il più possibile fedele agli autografi. La ricostruzione così ottenuta viene chiamata testo critico.

Troviamo dei dati sorprendenti circa il numero e la qualità delle evidenze manoscritte che ci attestano l’esistenza e la diffusione delle Scritture cristiane. Per meglio comprendere di cosa stiamo parlando, dobbiamo fare una piccola premessa. Bruce Metzger, nel suo libro, The Text of The New Testament, pag.34, riporta che l’Iliade di Omero è preservata in poco più di 600 manoscritti. Euripide in meno di 400. Gli Annali dello storico Tacito, sono sopravvissuti in un unico manoscritto del IX secolo d.C. Molti scritti di autori antichi sono giunti a noi grazie ad isolati manoscritti medievali. Invece, le prove manoscritte per il Nuovo Testamento sono, per numero e datazione (relativamente molto prossima all’originale rispetto ad altri libri antichi), di gran lunga superiori a quelle disponibili per altri libri.

Abbiamo a nostra disposizione circa 6000 manoscritti contenenti in tutto o in parte il Nuovo Testamento originale, quindi in greco. A questi dovremmo aggiungere i manoscritti delle varie traduzioni (oltre 8.000 solo per la Vulgata) e dei lezionari, quest’ultimi usati per la lettura in chiesa (in numero di 2135 per il N.T.). Non deve quindi stupire se le problematiche della ricostruzione del testo del Nuovo Testamento nascono paradossalmente, al contrario di quanto accade per il recupero di altri testi antichi, dal fatto che si hanno troppe prove da raccogliere e comparare.

La seguente è solo una breve lista dei manoscritti più importanti. I manoscritti su papiro sono convenzionalmente indicati con una P seguita da un numero progressivo, attribuito al momento della scoperta. I Codici Onciali, chiamati così per scritti interamente in lettere maiuscole e in un formato simile al nostro libro (codice), sono indicati con lettere maiuscole dell’alfabeto. 

P46

P46 – nell’immagine – è un papiro risalente al 200 d.C. Contiene le epistole di Paolo.

p52

P52 – è il più antico frammento del quarto vangelo. E’ un papiro. Viene di solito datato al 125 d.C. e contiene Giovanni 18:31-33, 37-38

L’immagine e ricostruzione all’interno del testo biblico di Giovanni qui sopra è tratta dal sito: 

http://bibelausstellung.eduxx-irs.de/home/navi1050_1686_p52-ein-bruchstueck-aus-dem-johannesevangelium

P66

P66 – è il più antico e completo manoscritto del vangelo di Giovanni. Risale al 200 d.C. circa.

P75

P75 – è un papiro datato 175-225 d.C. Contiene parte di Luca e Giovanni. Oggi il suo testo è disponibile online al seguente indirizzo: http://textualcriticism.scienceontheweb.net/MSS/p75/p75-text.html

Sinaiticus_text

Risultati immagini per alef ovvero Alef, prima lettera dell’alfabeto ebraico, chiamato anche Codice Sinaitico, risale al IV secolo. E’ consultabile online sul sito http://www.codexsinaiticus.org/en/

Il manoscritto onciale B, chiamato anche codice Vaticano, perché proprietà del Vaticano, risale al IV secolo e contiene quasi l’intera Bibbia.

End_of_2_Peter_and_Beginning_of_1_John_in_Alexandrinus

il manoscritto onciale A, ovvero 02, conosciuto come codice Alessandrino risale al V secolo e contiene quasi l’intera Bibbia.

7Q5

 

7Q5 ritrovato a Qumran, nella grotta n.7, è stato identificato da alcuni studiosi come un frammento di una copia del vangelo di Marco. Non sfuggirà al lettore quanto sia sorprendente la presenza di un vangelo nella biblioteca di Qumran, visto che se il tempo dimostrerà che realmente si tratta del vangelo di Marco, si dovrà seriamente pensare alla possibilità di dover rivedere le teorie che vogliono una composizione relativamente tarda dei vangeli a favore di una posizione più prossima a quella tradizionale. A questo frammento di papiro ho dedicato un intero libro.

A parte l’enorme numero di manoscritti, la fedeltà della trasmissione del testo del Nuovo Testamento è certa. Ciò ci mostra la mano di Dio nella preservazione della sua Parola.

Nel considerare le antiche prove manoscritte al testo orginale greco del Nuovo Testamento, Westcott e Hort concludono: “…l’ammontare di ciò che può considerarsi in ogni senso una variazione sostanziale è solo una piccola frazione delle variazioni residue, e può a malapena formare più di un millesimo dell’intero testo”. Westcott e Hort, The New Testament in the Original Greek, pag.2

Se compariamo le Bibbie dei vari periodi storici nelle loro diverse traduzioni, ci renderemo conto come il testo della Bibbia sia stato accuratamente preservato e l’affermazione qui sopra riportata potrebbe persino essere troppo pessimistica, se teniamo presente che quello che i critici possono considerare significativo può essere irrilevante per il lettore medio della Bibbia. Questo deve tenersi ben in mente quando si valutano le differenze fra le varie edizioni critiche del Nuovo Testamento che stiamo per considerare nel capitolo seguente.

 

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